Appio Claudio il Cieco in Senato

Appio Claudio Cieco

Appio Claudio nasce intorno al 350 a.C., viene soprannominato, poi, Caecus (il Cieco) a causa della perdita della vista.

Appio Claudio, come dice il nome, fa parte della famiglia dei Claudi, un antico ceppo sabino.

Appio Claudio Cieco diventa censore nel 310, tra i compiti dei censori c’è, oltre alla salvaguardia della pubblica morale, quello di ordinare il censimento, di decidere chi dove andare a combattere e chi resta in patria e di prendersi cura del fisco.

Tra i compiti dei censori, con il tempo, viene incluso anche quello di occuparsi delle strade, ciò viene sancito con una delle Leggi delle Dodici Tavole , che sancisce la manutenzione delle strade.

Nel 312 a.C. Appio convoca il Senato e dice che è il momento di costruire una strada degna del popolo di Roma, dopo la vittoria di Roma sui Sanniti e la conquista della loro capitale, Capua, c’è bisogno di una vera strada che da Roma arrivi a Capua: il Senato approva.

Un documento di qualche anno più tardi dice:

“L’anno 312 a.C. passò alla storia per il famoso censorato di Appio Claudio […] la sua memoria è cara ai posteri, perchè egli costruiì una strada […]”

L’Appia fu la prima strada militare di Roma.

Ad Appio si deve, inoltre, la costruzione del primo acquedotto romano, quello dell’Acqua Appia.

Appio Claudio interviene anche nelle riforme: apre l’iscrizione nelle centurie anche ai cittadini nullatenenti. Prima di questa riforma era permesso entrarvi solo se proprietari di beni fondiari: questo elimina i privilegi dei patrizi e dei ricchi plebei.

Consegue la nomina di console per due volte, l’atto politico più importante è il discorso che tiene in Senato per continuare la guerra contro Pirro screditando le proposte di pace presentate da Cinea, ministro dell’Epiro.

Plutarco, in riferimento a questo episodio, scrive che dopo la sua violenta orazione tutti i senatori si “sentirono invadere da un ardente desiderio di combattere, e Cinea fu rimandato al re con questa risposta; Pirro doveva uscire dall’Italia, solo allora, se lo desideraca, i Romani avrebbero discusso di amicizia e alleanza; ma finchè era presente in armi, i Romani l’avrebbero combattuto con tutte le forze“.

Tra le doti di Appio Claudio rientra anche quella di poeta e scrittore, gli si attribuisce una raccolta di sentenze, fra cui: “Ciascuno è fabbro della sua fortuna“.