Santuario della fortuna primigenia

Il tempio (Santuario) della Fortuna Primigenia

Nel periodo dell’età regia e repubblicana, tra i principali monumenti ancora esistenti dobbiamo ricordare innanzitutto i tre grandi santuari del Lazio: quello della Fortuna Primigenia a Praeneste(Palestrina), quello di Giove Anxur a Terracina e quello di Ercole Vincitore a Tivoli. Questi più di qualsiasi altro gruppo di edifici danno un’idea dell’enorme potenziale architettonico che gli eventi politici del III e del II sec. a.C avevano sviluppato nell’Italia centrale, specialmente perchè, proprio nei santuari si delineano e chiariscono alcune caratteristiche fondamentali dell’architettura romana.

Il santuario della Fortuna Primigenia a Praeneste (Palestrina)

Il grande santuario della Fortuna Primigenia è uno dei monumenti più imponenti e più importanti dell’antichità classica. La data del complesso varia, a seconda dei diversi pareri degli studiosi, fra la metà del II sec. a. C e il periodo immediatamente successivo alla distruzione della città (80 a.C): assume notevole importanza per molteplici motivi come l’inquadratura del complesso urbanistico e per le soluzioni adottate nella scelta dei materiali, oltrechè per l’espressione dell’architettura repubblicana del II e I sec. a. C.

E’ realizzato lungo l’asse dell’accesso principale alla città e si arrampica su una collina con un sistema di terrazzamenti; è diviso in due nuclei: quello a valle più di tipo religioso col vecchio santuario latino e il complesso a monte che culmina con una cavea.

In basso il complesso maggiore è a quattro navate coperto in materiale ligneo con a valle un porticato con due ordini, dorico e corinzio, e a monte delle aperture rettangolari.

A monte ci sono tre livelli in cui l’ultimo presenta una scalinata che porta a due rampre coperte che fanno salire assializzando il percorso alla terrazza delle esedre con un portico dorico interroto da esedre ioniche. Si sale un altro piano e si arriva alla terrzza dei fornici con aperture alternativamente arcuate e architravate. Con un’altra rampa si arriva all’ultima terrazza molto più grande delle altre, con porticato corinzio su tre lati con un emiciclo a cavea nella parte più alta sormontata da un altro portico semicircolare e da una rotonda.

Spiccano elementi fondamentali per l’assetto urbanistico e le scelte architettoniche romane del periodo: l’eredità greca nella spiccata assialità, i non trascurabili aspetti scenografici legati ai portici e agli ordini, l’inserimento del complesso nell’ambiente uniti alle tecniche costruttive romane.

Compaiono gli opus e un primo rudimentale impiego di forme arrotondate che nel complesso percorreranno il tema delle terme di età imperiale.

Compare altresì la voglia della scoperta graduale del complesso con un misto di sorpresa per la progressiva scoperta e di imponenza del complesso di per sè come anticipazione. Il visitatore, infatti, mentre saliva verso l’alto, pur conservando la percezione della simmetria, potesse averne esperienza solo gradualmente, terrazza dopo terrazza.