Classi sociali

Le classi sociali dell’antica Roma

All’inizio Roma fu abitata da contadini e pastori che possedevano in comune campi e pascoli. Il probleme era che la terra era piena di acquitrini e paludi, quindi, erano necessarie vaste superfici per poterne ricavare dei buoni risultati. Sicuramente per questo, i capi delle famiglie più importanti, che vantavano un antenato comune (le gentes), si appropriarono pian piano, con la forza o l’inganno, delle terre più fertili, costringendo parte della popolazione a dedicarsi ad altri mestieri.

Da questo sorsero due classi sociali:

  1. le gentes o patrizi (patres = padri): formata dai grandi proprietari terrieri, che oltre ad avere un potere economico esercitavano anche un potere politico, poichè collaboravano con il re nel governo della città;
  2. plebei (plebs = moltitudine): formata dalla maggior parte della popolazione che lavorava nei campi o svolgeva l’attività artigianale e commerciale e che, quando la situazione lo richiedeva, lasciava la propria occupazione per combattere nell’esercito. I plebei erano esclusi da ogni incarico pubblico.

Con il passare degli anni la condizione interna della plebe migliorò grazie all’aumentare degli scambi commerciali lungo il Tevere, così all’interno della plebe stessa si delineò un ceto benestante, sempre più insofferente dell’arroganza e dei privilegi dei patrizi. Proprio questo ceto diede inizio a una lunga lotta per ottenere la parità dei diritti vibili e politici.

Oltre ai plebei ed ai patrizi, c’erano a Roma anche:

  1. clienti: molti erano forestieri, erano coloro che si erano posti alle dipendenze dei patrizi; ricevevano dal loro protettore terra da coltivare, bestiame da pascolare, difesa nei tribunali; in cambio dovevano prestare servizio militare tra le forze da lui arruolate, aiutarlo nella vita pubblica ed eseguire i lavori che venivano ordinati
  2. schiavi: di solito prigionieri di guerra o disertori o plebei che non erano riusciti a pagare i debiti, erano inizialmente in numero modesto e venivano utilizzati nei lavori più pesanti. Il padrone poteva disporne a piacimento; non solo aveva diritto di venderli o ucciderli, ma poteva anche donare loro la libertà. In questo caso diventavano liberti.

Nascita delle classi sociali

In età monarchica erano già presenti forti differenze sociali che portarono, in età repubblicana, alla divisione della popolazione romana in 2 gruppi, chiamati oridini: il Patriziato e la Plebe.

Il termine patriziosignifica “che ha antenati illustri”, si pensa che la loro origine sia dovuta al fatto che un gruppo di famiglie, più forti e meglio organizzate, siano riuscite a prendere prima la terra e poi i diritti politici.

Il termine Plebe indica la massa, la parola plebs deriva da plenus (pieno, abbondante). La plebe occupava una posizione inferiore sul piano economico e politico rispetto al patriziato.

Per mantenere la propria supremazia il patriziato vietò il matrimonio fra patrizi e plebei, costituendo, così, una casta chiusa; l’unico legame fra patrizi e plebei era l’istituto della clientela: era un rapporto morale e materiale che legava il patrono, un aristocratico, al cliente, di estrazione popolare ed estraneo alla cerchia delle gentes.

Da “Antichità romane” di Dionigi di Alicanasso si legge come i romani credessero che avesse avuto origine la suddivisione tra patrizi e plebei:

Romolo divise gli uomini distinti per nascita, o lodati per virtù, o benestanti per denaro, dagli ignobili, dagli abietti e dai bisognosi. E plebei chiamò quelli di sorte peggiore, mentre chiamò padri quelli di fortuna migliore, sia che per l’età fossero maggiori agli altri, sia perchè avessero figli, sia per nobiltà della famiglia, sia per tutte queste ragioni, prendendo, come si può pensare, l’esempio della repubblica degli Ateniesi, che esisteva in quel tempo. Infatti essi chiamvano eupatrìdi o patrizi i più distinti per nascita e più potenti per denaro, ai quali veniva affidata la cura dello Stato; e chiamavano rustici gli altri che non erano arbitri di niente. Per tali ragioni, dicono gli stroici romani più credibili che padri fossero nominati quei nobili e patrizi i loro i loro discendenti. Avendo diviso i più degni uni e degli altri. Stabilì dunque che fossero dediti all’attività politica i sacerdoti, i magistrati, i giudici, e che i plebei, esenti da tali cure per incapacità e miseria lavorassero la terra, allevassero bestiame ed esercitassero le attività mercenarie, affinchè non sorgesse alcun contrasto tra loro, come succede in altre città quando gli uomini di grado elevato disprezzano gli ignobili, o quando i vili e poveri invidiano gli altri a loro superiori.